mercoledì 10 luglio 2013

Il cosmonauta perduto di Heinlein


Prima pagine del giornale 'The Huntsville Times" che annuncia il lancio di Gagarin.
Man Enters Space, titola un quotidiano del 12 aprile del 1961, e accompagna gli articoli con una brutta foto di Jurij Gagarin. Ma la leggenda dei cosmonauti perduti, dura a morire, ha sempre contestato il suo record. Nel novero dei piloti morti prima e dopo il lancio di Gagarin - mai appurato con precisione dai fautori della teoria cospirativa - compare spesso un cosmonauta lanciato il 15 di maggio del 1960: ne scrisse anche Robert Heinlein. E il 15 di maggio venne lanciata una capsula. C'era qualcuno al suo interno?




Heinlein turista in Unione Sovietica


Non so se il cosmonauta perduto del 15 maggio - possiamo chiamarlo così, visto che di lui sappiamo solo il giorno del lancio - debba a Robert Heinlein la data di nascita. Non era la prima volta che si parlava di cosmonauti che non erano tornati, o che erano tornati morti. In ogni caso, facciamo finta che si debba a Heinlein questo "kill in action" sul bollettino delle perdite del programma spaziale sovietico.

Tutto inizia con un articolo scritto da Heinlein nel 1960 per la rivista The American Mercury. L'articolo si intitola "Pravda" Means "Truth"*. Si tratta di un polemico resoconto del viaggio che lo scrittore e sua moglie fecero in Unione Sovietica appunto nel maggio del 1960. Viaggiare in URSS non fu mai particolarmente piacevole per un turista occidentale: controlli, burocrazia, l'obbligo di avere una guida e un interprete, il dover seguire dei percorsi prestabiliti (da altri), i frequenti e inspiegabili cambiamenti di programma - tutte cose che sembrano pensate appositamente per irritare il viaggiatore.

Heinlein alla World Science Fiction Convention, 1976, Kansas City.
Robert Heinlein in una foto del 1976, ospite d'onore alla
World Science Fiction Convention di Kansas City.
Foto scattata da Dd-b.
Heinlein, decisamente insofferente a questi effetti della paranoia sovietica, capita in URSS durante l'incidente dell'aereo spia U-2 pilotato da Francis Gary Powers, abbattuto dalla contraerea l'ultimo giorno di aprile. Non c'è che dire: un bel regalo americano per la festività più importante del calendario sovietico. Heinlein racconta di essere stato convocato presso un ufficio del turismo per ascoltare la paternale di un funzionario sul comportamento imperialista e aggressivo degli Stati Uniti. Heinlein sbotta e gli rinfaccia i gulag. La cosa finisce in caciara e lo scrittore se ne va sbattendo la porta. Si aspetta che il KGB lo venga ad arrestare in albergo.

Non viene arrestato e nessuno va a fargli visita in albergo. Due settimane dopo - è il 15 di maggio - Heinlein e consorte sono a Vilnius, in Lituania. Nel pomeriggio vanno a passeggiare nel parco del castello che domina la città. Lì attaccano bottone con dei cadetti dell'Armata Rossa (sei o otto, non ricorda con precisione). I cadetti chiedono se i signori americani sono al corrente della notizia del giorno: è stato lanciato un cosmonauta nello spazio

A Heinlein cadono le braccia. A denti stretti si complimenta per l'ennesimo successo del programma spaziale sovietico. Ma di questo successo non trova traccia da nessuna parte, la radio non ne fa parola. La loro guida si affretta a dire che i cadetti si devono essere sbagliati, deve essere stato un volo non pilotato.

La storia del cosmonauta del 15 di maggio finisce qui, con l'autore che si chiede retoricamente cosa sia successo. La verità del pomeriggio era che un cosmonauta orbitava attorno alla Terra. La verità della sera era che era stato lanciato un razzo senza equipaggio e che c'erano stati problemi di manovra. E citando le nonpersone della neolingua orwelliana si domanda se non vi sia in orbita un cosmonauta impossibilitato a tornare a casa, condannato a morire nello spazio.




Sorpresa: il 15 di maggio del 1960 ci fu un lancio


Il racconto di Heinlein è suggestivo, come lo è in genere la leggenda dei cosmonauti perduti. Certo la testimonianza di Heinlein, per quanto autorevole possiamo considerare la fonte, non ci dice poi molto. Dei cadetti dell'Armata Rossa (di che arma non è dato sapere) gli hanno parlato di un lancio con equipaggio. Nessuna prova, se non l'usuale "mi è stato detto da", tanto diffuso in tutte le leggende metropolitane.

C'è un però. La data del 15 di maggio non mi è nuova, perché ricordo chiaramente che Boris Čertok la cita nel capitolo sul lancio di Gagarin del vol. III delle sue memorie, Rockets and People. La cita perché è una data ricorrente nella missilistica sovietica: molte imprese hanno preso l'avvio il 15 di maggio.

Schema della  Korabl-Sputnik 1, capsula di prova del programma Vostok.
Uno schema della capsula di prova Korabl-Sputnik 1.
Si possono guardare in proposito le eccellenti cronologie contenute nel sito zarya.info. Il programma Vostok non fa eccezione. Il 15 di maggio del 1960 ci fu un lancio dal poligono di Tjuratam, oggi cosmodromo di Bajkonur. Korabl-Sputnik 1 (nave-satellite), così riporta la cronologia. Si tratta del primo lancio di prova della capsula Vostok, con il pilota sostituito da una zavorra. Il lancio serviva a effettuare una prova generale di tutti i sistemi di bordo in condizioni operative: comunicazione, telemetria e controllo.

Korabl-Sputnik 1 lasciò la rampa di lancio poco dopo la mezzanotte. Una volta accertatisi che la capsula era in orbita, a Tjuratam scrissero il comunicato e lo inoltrarono alla stampa.Ll'annunciatore Jurij Levitan, di Radio Mosca, diede la notizia verso le sette del mattino. Levitan disse che con Korabl-Sputnik 1 - una nave spaziale - si preparava la strada al volo degli uomini nello spazio. Così scrive Boris Čertok , progettista dei sistemi di controllo del programma Vostok, in Rockets and People, sempre terzo volume.

Ecco da dove i cadetti presero la notizia che sui giornali non c'era. Forse erano poco attenti e capirono male, forse la sentirono ripetere da qualcuno che a sua volta aveva ascoltato la storia da chi aveva sentito la radio. Si sa come funziona il telefono senza fili. O forse la ingigantirono un po' per far schiattare d'invidia il turista americano e sua moglie?



Il problema del rientro


Quanto alla capsula, effettivamente non ebbe vita facile. Al momento di farla rientrare nell'atmosfera i sistemi di controllo dell'assetto fecero cilecca: la capsula era orientata al contrario quando il motore di discesa si accese. In questo modo il motore, invece di far scendere la capsula, le impresse un'accelerazione, portandola su un'orbita più alta. Tornerà nell'atmosfera il 5 di settembre di due anni dopo...

Il problema con i sistemi automatici che controllavano l'assetto della capsula ovviamente era preoccupante. Un eventuale cosmonauta sarebbe stato condannato a morte da un malfunzionamento simile. Korabl-Sputnik 1 era una capsula senza equipaggio per fortuna. D'altra parte era il primo test.

Sergej Pavlovič Korolëv, l'ingegnere capo del programma Vostok, andava noto per le tremende sfuriate con cui commentava i fallimenti e gli errori dei sottoposti. Quella volta la sfuriata dell'iroso chief designer fu più che motivata.

Quanto a Heinlein, alla fine si può dire che ci aveva visto giusto: un'avaria aveva impedito il rientro a una capsula. Ma dentro non c'era nessuno, nessun pilota rimase in orbita fino alla morte. A riprova che questo non potesse essere un lancio con cosmonauta a bordo sta una particolarità della capsula: non aveva lo scudo termico, era pensata per bruciare durante il rientro.

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